La Sanità integrativa è necessaria
Preliminarmente deve essere chiaro che l’evoluzione degli enti di sanità integrativa è connessa con oltre 150 anni di storia dell’Italia e tali enti sono: i fondi sanitari, le casse di assistenza sanitaria e le società generali di mutuo soccorso.
Questi enti, seppur rivolgendosi con meccanismi operativi diversi a pubblici leggermente diversi, hanno due fondamenti uguali.
Il primo fondamento è che si basano sul concetto di mutualità e quindi utilizzano un valore universale, che è quello del mutuo soccorso, col quale l’umanità si è sempre regolata fin dalla notte dei tempi, per auto-assistersi e auto-proteggersi nei confronti di eventi negativi che potrebbero colpire qualsiasi persona.
Di fatto gli enti di sanità integrativa sono organizzazioni di auto-assistenza costituite dai cittadini che nel nostro paese sono state socialmente favorite da alcuni passaggi culturali ben definiti e sono sostanzialmente degli enti che operano sul territorio.
Il secondo fondamento comune è che gli enti di sanità integrativa sono tutti non lucrativi, sono enti no profit ove nessuno gode di eventuali avanzi di bilancio positivi che questi enti potrebbero avere.
LA SANITÀ INTEGRATIVA NON È SANITÀ PRIVATA
Su questo aspetto è necessario fare estrema chiarezza: la sanità integrativa non è la sanità privata.
La sanità privata è un mercato differente, sul quale si possono fare molti ragionamenti, ma non dobbiamo confonderlo con il mercato della sanità integrativa.
La sanità integrativa è in prima istanza un supporto, un aiuto, un sostegno allo Stato in quanto lo Stato Italiano (ma anche qualsiasi altro stato al mondo) sarà sempre più impossibilitato ad assistere tutti i propri cittadini per tutte le esigenze sanitarie.
Questo è un dato incontrovertibile, non è una valutazione di tipo politico, sociale o economico, ma un semplice ragionamento statistico nel quale:
l’invecchiamento della popolazione; l’ampliamento della scienza medica; lo sviluppo della tecnologia sanitaria;
sono tutti elementi socialmente positivi ma che, economicamente, renderanno impossibile un finanziamento pubblico totale della sanità.
La popolazione invecchia, viviamo tutti più a lungo, la scienza medica si amplia, avremo sempre più cure, la tecnologia sanitaria si sviluppa, realizzeremo costantemente sempre nuovi strumenti di diagnosi sempre più precisi e innovativi.
Quindi, in questo contesto, se uno Stato qualsiasi volesse garantire a tutti i propri cittadini tutta l’assistenza sanitaria possibile, probabilmente dovrebbe usare quasi tutto il bilancio dello Stato per finanziarla.
Se questo non è possibile, quindi bisogna consentire ai cittadini di auto-associarsi tra loro in quelle che sono chiamate forme integrative, che gli permettano di proteggere la salute loro e dei loro cari.
Nel rispetto della Costituzione Italiana e del diritto di tutti i cittadini alla salute, dobbiamo partire da un presupposto: se è vero che il nostro servizio sanitario nazionale ha espresso sempre, a livello mondiale, il valore di un sistema sanitario che si commisurasse adeguatamente alla richiesta sociale dei cittadini, per mantenere questo valore lo Stato deve fare una scelta dirigendo le risorse economiche pubbliche destinate alla sanità verso le fasce deboli della popolazione, quali gli anziani, i bambini, i malati cronici, ed anche quelli che godono del reddito di cittadinanza, quale fascia di popolazione a cui devono essere destinate le risorse dello Stato per consentirgli di avere tutta l’assistenza sanitaria possibile.
Quindi, dato che non si possono avere risorse economiche per tutti, il concetto fondamentale è che vada concesso ai cittadini, tramite gli enti di sanità integrativa, di associarsi tra loro in forma mutualistica per utilizzare delle forme di sanità che non sono sostitutive della sanità pubblica, ma sono sostanzialmente complementari a tutta l’attività della sanità pubblica.
Gli enti di sanità integrativa per i loro associati non hanno limiti di età, non hanno discriminazione di reddito, non hanno discriminazione di stato sociale perché l’adesione è possibile secondo il principio della porta aperta e, inoltre, alle società di mutuo soccorso in particolare, possono aderire anche i singoli individui, i liberi cittadini, senza bisogno di essere dipendenti di un’azienda o di qualche ente.
Tutto questo consente a qualsiasi cittadino di aderire in forma mutualistica a una prestazione sanitaria che lo Stato non è che non voglia, non è che non desideri, ma che economicamente, strutturalmente e statisticamente non potrà più dargli.
Una sanità nella quale i cittadini si possono associare tra loro, si possono auto proteggere, possono usufruire di una sanità veramente allargata anche tramite enti senza scopo di lucro è una sanità socialmente universale, economicamente sostenibile, moderna ed usufruibile.
In questo ambito sicuramente diviene improprio argomentare se la sanita degli enti di sanità integrativa sia veramente integrativa piuttosto che sostitutiva, ma è necessario comprende bene che non è una forma di sanità privata ma è una forma di sanità indispensabile.
PERCHÈ I VANTAGGI FISCALI?
Per fare chiarezza estrema esclusivamente gli enti di sanità integrativa sono quegli enti ai cui associati sono consentiti i vantaggi fiscali oggi in vigore.
Per contestualizzare l’aspetto fiscale dobbiamo comprendere che siamo in presenza contemporaneamente di un Servizio Sanitario Nazionale, che opererebbe in modo molto protettivo nei confronti delle fasce deboli della popolazione, e di cittadini che tra loro si possono associare alle varie forme di sanità integrativa, che si auto proteggono per eventi negativi che possano colpire qualcuno di loro, con forme fiscalmente avvantaggiate, perché operate da enti senza scopo di lucro.
Ne deriva come sia estremamente corretto che questi cittadini possano contestualmente usufruire di vantaggi fiscali e che ogni elemento che possa determinare un peggioramento dei vantaggi fiscali nei confronti della sanità integrativa rappresenterebbero maggiori investimenti nella sanità o maggiori spese nella sanità che dovrebbe sostenere il Governo.
Inoltre è necessario chiarire che in questo contesto non deve considerarsi il mercato assicurativo, in quanto le polizze assicurative malattia non hanno vantaggi fiscali perché le polizze assicurative sono gestite da società per azioni che hanno degli azionisti privati e non sono enti no profit.
CONCLUSIONI
Per concludere dobbiamo essere consapevoli che la sanità integrativa non allontana le persone dal Servizio Sanitario Nazionale, ma anzi ne incentiva la cultura, quindi la strada che è stata creata in campo sanitario in 150 anni di storia del nostro paese è corretta.
La presenza gli enti di sanità integrativa non nega il concetto universalistico della protezione statale, ma lo rafforza, perché la mutualità è evidentemente e storicamente, dall’inizio della storia del mondo, un concetto universalistico per definizione.
In questo modo, probabilmente, potremmo essere di esempio a tutti i paesi del mondo in quanto siamo su un percorso corretto di adeguata integrazione tra sanità pubblica e sanità integrativa, rispettando pedissequamente quello che dice la nostra Costituzione sulla tutela del diritto alla salute di tutti gli italiani.
Di fatto il modello sanitario corretto in Italia esiste già; il quadro giuridico, le leggi e le norme che regolano la sanità pubblica, il terzo settore e gli enti di sanità integrativa, (fondi sanitari, casse di assistenza, società di mutuo soccorso) esistono già, quindi non si tratta di ridipingere un quadro, ma semplicemente di mettere assieme tutti questi elementi che riguardano i due pilastri che possono sostenere una sanità universalistica, quali la sanità pubblica e la sanità integrativa, ed eventualmente riordinarli in una maniera omogenea, perché essendo state le norme emanate perlomeno in maniera intensa dal 1990 in poi, in oltre ventotto anni hanno qualche forma di disequilibrio da correggere esiste.
“In ANSI auspichiamo il benessere e la salute per tutti i cittadini, come diritto fondamentale dell’uomo e patrimonio sociale della collettività. Gli investimenti, le somme di denaro non portano ad uno stato di salute generale migliore. Una politica però che sensibilizza le istituzioni volte alla promozione di tali principi, porta benefici migliori. Dobbiamo restituire a tutti la fiducia, ma anche aumentare la conoscenza e rendere più vicina la politica alla salute del popolo. L’attenzione alla Salute ed alla previdenza dei cittadini dono la più grande forza di un popolo civile.”
Però, visto in un’ottica politica, in una riorganizzazione e omogeneizzazione, il modello sanitario italiano esiste già ed è molto più avanti rispetto a tutti gli altri Paesi del mondo perché l’Italia non è gli Stati Uniti, l’Italia non è la Francia, l’Italia non è la Germania, ma in campo sanitario, l’Italia ha sempre insegnato a tutti come rispettare i principi sociali, economici, costituzionali.
Ed anche oggi il sistema sanitario italiano è un modello di esempio nel mondo come lo è stato per oltre cento anni.
RIFERIMENTI NORMATIVI
- D. Lgs. 30 dicembre 1992, n. 502 • Legge 15 aprile 1886 n. 3818
- D.M. 31 marzo 2008
- D.P.R. 917 – 1986
- Legge del 17 dicembre 2012, n.221
Fonte: ANSI Associazione Nazionale Sanità Integrativa e Welfare